Riflessioni sul mio lavoro di applicatrice Feuerstein
Il lavoro come applicatrice Feuerstein è stato per me un’esperienza molto importante ed arricchente nella mia formazione professionale di pedagogista.
Ho avuto modo di entrare in contatto con molte realtà diverse e comprendere il senso più profondo del titolo di un libro di Reuven Feuerstein “Non accettarmi come sono” credere con il cuore, con la mente e con lo studio che questo metodo basato sulla teoria della modificabilità cognitiva strutturale sia stato ed è rivoluzionario ed abbia aiutato molti bambini ed adulti a migliorare la propria vita.
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Ho seguito diversi casi anche con patologie molto rare. Per circa due anni ho svolto terapia cognitiva con un ragazzo affetto da una sindrome molto rara la Sindrome di Nooan con un linguaggio poco sviluppato e seri problemi cognitivi. Ho lavorato molto con gli strumenti orientamento spaziale basic, con unità – gruppo e con confronta e trova l’assurdo; questo strumento l’ho introdotto nell'ultimo anno.
Ho avuto modo di verificare nel corso del tempo dei cambiamenti significativi nel suo comportamento. Era molto impulsivo e procedeva spesso per tentativi ed errori, ho visto nel corso degli incontri una maggiore pianificazione e controllo del gesto. Il ragazzo è diventato più presente a sé stesso, riconosce tutti gli elementi topologici e quando entrava mi faceva vedere subito fisicamente le diverse posizioni rispetto al suo corpo nello spazio (destra, sinistra, davanti, dietro, sopra, sotto). Nella motricità fine è migliorato ed i suoi tratti grafici sono più precisi, riconosce e discrimina le figure principali triangolo, quadrato, cerchio, le riconosce anche quando le vede in un altro ambito (il tavolo è quadrato, la palla è rotonda). Il linguaggio seppur essenziale si è arricchito di nuove parole. Abbiamo lavorato molto sulle operazioni richieste dall'atto mentale come il confronto, la categorizzazione, la seriazione, la classificazione e la numerazione. Ho cercato di svolgere un lavoro che sia sempre dentro la sua realtà quotidiana e lo aiuti nella sua autonomia e nel rapporto con i pari che è migliorato.
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Nel corso degli anni ho seguito con la terapia Feuerstein una bambina adottata con problematiche di linguaggio ed un ritardo cognitivo medio.
Ho lavorato con gli strumenti confronta e trova l’assurdo, orientamento spaziale e unità gruppo. La bambina aveva problemi di concentrazione e di pianificazione, era molto impulsiva e tendeva a risolvere il compito in modo sommario ed in poco tempo. Ha avuto bisogno intanto di creare con la terapista un rapporto di fiducia, di relazione e di autenticità. Ho lavorato molto sulle sequenze logiche. Era molto curiosa e se si riusciva a trovare un argomento che a lei piaceva svolgeva il compito con molto più interesse. Ha imparato ad essere molto meno impulsiva a pianificare di più, a comprendere che l’errore ci può essere amico aiutandola a migliorare. Da ogni lavoro che abbiamo fatto è riuscita a trovare un senso ed una modalità di comportamento nella vita reale.
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Con un’altra ragazza adolescente con ritardo cognitivo medio lieve ho invece lavorato molto sull'autonomia e sulle emozioni, con gli strumenti orientamento spaziale standard e identifica l’emozione. È molto migliorata nella sua autonomia. Per quanto riguarda le emozioni ne abbiamo visto il significato e l’impatto che avevano su di noi, conoscendole, nominandole ha avuto la possibilità di canalizzarle riuscendo a fronteggiarle meglio.
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Credo veramente che questa terapia cognitiva possa aiutare a migliorare le prestazioni scolastiche ma anche la vita quotidiana di molte persone.
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La mia esperienza Feurestein
La mia esperienza con il Feuerstein è stata fin da subito caratterizzata da una invasione di entusiasmo per un modo di pensare e poter pensare l'altro che rende la realtà delle difficoltà accessibile e "manipolabile" attraverso una fiducia di progresso che poi veramente si tocca con mano e che oltretutto modifica anche te.
La vera reciprocità.
Nel particolare caso di questo già straordinario ragazzo, per il buon carattere e l'affettività, il cui modo di agire e pensare aveva le caratteristiche tipiche della sindrome, la sindrome di Williams, il metodo ha riservato ad entrambi grandi opportunità di crescita e di scambio di una molteplicità di significati interni ed esterni. Dalle pagine scaturivano parole, pensieri, esempi progressivamente più complessi che poi, nel tempo, dalla stanza uscivano concretamente nella realtà per modificarla, avendo prima modificato noi.
Dall'essere distratti dal rumore di un elicottero in cielo, essendo così in pericolo anche ad attraversare una strada siamo passati alla possibilità di pianificare uno spostamento tramite punti di riferimento e tempi organizzati, per raggiungere poi la libertà dall'altro lato, di poter ascoltare tutti i rumori del mondo senza mai perderci, né nella realtà né nella nostra mente. E così via ... nella reciprocità più autentica di menti che si osservano e si lasciano guidare, l'una nell'altra, in una magnifica danza di comprensione, relazione e affetto.
La più concreta delle magie.
Sarò sempre grata al metodo e ai miei formatori, ma soprattutto ai miei ragazzi, per avermi insegnato ad aspettare una possibile risposta che genera la scintilla e fa vedere la direzione del cambiamento.
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Sindrome di Tourette
La sindrome di Tourette è conosciuta come la "malattia dei tic".
Il nome scientifico è sindrome di Tourette, dal nome del neurologo francese Gilles de la Tourette che verso la fine dell’Ottocento la individuò e ne descrisse un quadro clinico.
La sindrome colpisce circa l’uno per cento della popolazione, l’esordio di solito si ha all'inizio dell’età scolare, tra i 6-9 anni e nella maggioranza dei casi regredisce fino a sparire con la pubertà.
I tic possono essere di varia natura: tic semplici e complessi, motori, (come sospiri, raschiamento di gola, movimento delle spalle, torsione della testa, colpo di tosse, iperestensione delle labbra), e fono-verbali (una vocale ripetuta oppure una specifica parola -quando non parolaccia- pronunciata in maniera ripetitiva, in mezzo al discorso), e sono, molto spesso, occasione di presa in giro, tanto più che ad esserne colpiti sono per lo più bambini.
I tic del tutto involontari, si impongono alla persona la quale non ne ha alcun controllo, e anzi, molto spesso viene fatta oggetto di scherzi e prese in giro, che altro non fanno che aumentare lo stress e la sensazione di inadeguatezza che a loro volta hanno innescato i tic, generando un ciclo di stress ripetuti.
Sarebbe sempre utile intervenire tempestivamente quando i genitori o gli insegnanti notino un comportamento del bambino che minacci di compromettere il funzionamento scolastico o sociale del minore, oppure presenti caratteristiche comportamentali inattese (come appunto il presentarsi di tic). Quando questo accade, è importante rivolgersi rapidamente ad uno specialista e, in sinergia con il professionista (ad esempio un neuropsichiatra infantile), iniziare con il bambino un percorso di mediazione mirato a modificare strutturalmente i suoi processi di pensiero, rendendolo più autonomo e concentrato, e atto a bloccare ed arginare le problematiche, presenti e future, attraverso un intervento di rafforzamento della fiducia nelle proprie capacità di risoluzione di problemi in situazioni diverse (contenendo l’ansia scolastica e lo stress da compiti, che spesso sono causa scatenante dei tic).
Sindrome di Tourette a scuola.
Tale Sindrome comporta numerose problematiche comportamentali e cognitive che si riflettono anche sulle attività didattiche. Dal punto di vista scolastico, spesso i bambini con diagnosi di Sindrome di Tourette presentano congiuntamente sintomi di deficit di attenzione, di iperattività e comportamenti compulsivi: in alcuni casi, sono state riscontrate difficoltà tipicamente presenti nell’ADHD: la difficoltà ad avere una attenzione condivisa (ad esempio: o si concentra sulla scrittura o si concentra sulla grammatica), la disgrafia e un’iper-motricità e irrequietezza comportamentale.
L’esperienza sul campo:
Programma d’intervento di potenziamento cognitivo su un bambino con forma frammentata di Sindrome di Tourette.
La famiglia del piccolo, di 9 anni, si è rivolta al nostro Centro lamentando lo scarso interesse del bambino verso la scuola, la lettura, lo studio, e una scarsissima memoria per le lezioni scolastiche. Inoltre il bambino, che presentava tic vocali e motori, era stato indirizzato da un neuro psicomotricista al fine di lavorare sui tic.
Le aree di intervento per l’applicazione del metodo Feuerstein sono molteplici. Il Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) del metodo Feuerstein si applica a situazioni molto diverse tra loro, dal grave ritardo cognitivo alle difficoltà di apprendimento, alle problematiche comportamentali. Per un efficace intervento su di un soggetto con questa Sindrome è necessario distinguere i diversi momenti e le reazioni comportamentali a stimoli diversi, in quanto, ad ognuna di queste, corrispondono diverse metodologie di intervento potenzialmente applicabili, è stato quindi fondamentale l’incontro per la valutazione dinamica LPAD, momento conoscitivo fondamentale per la progettazione del percorso individuale.
La valutazione del potenziale di apprendimento aveva evidenziato come, nonostante la timidezza iniziale, il piccolo sembrava accogliere favorevolmente le sfide proposte, desideroso di mettersi alla prova. Con il procedere della valutazione (svoltasi in tre incontri) è stato sempre più chiaro che, il bambino, sostenuto da adeguate mediazioni, stava acquisendo una crescente fiducia in sé, ottenendo delle discrete performance e interiorizzando regole e strategie, evidenziando un potenziale di apprendimento in espansione.
Si è quindi deciso, in sinergia con la famiglia, di iniziare un percorso insieme, che poi è durato oltre due anni. Nell’esperienza di apprendimento mediato, la relazione che si instaura con il mediatore, è fondamentale: la condivisione di obiettivi e sforzi, sono la base del rapporto di fiducia necessario per ottenere l’impegno attivo nelle esperienze proposte, sia del ragazzo che della famiglia, che si impegna a condividere gli obiettivi e gli sforzi del bambino, poiché, come afferma il prof. Feuerstein, i genitori sono i primi mediatori del bambino.
Il bambino si presentava al centro puntuale, ma non sempre di buon umore. Quello che maggiormente lo faceva soffrire erano le ore della scuola: alla costante ricerca di motivazioni per l’apprendimento, che trovava un’inutile perdita di tempo, soffriva molto per la sua lentezza, di cui si rendeva conto da solo, sia nella lettura che nella scrittura.
Proprio nei momenti di maggiore difficoltà i tic sembravano aumentare, e il bambino viveva questa condizione con molto stress, sapendo di non essere in grado di bloccare i movimenti involontari. Inoltre si lamentava di essere sempre battuto in velocità nelle risposte in classe, dove diceva di non fare mai in tempo a formulare la risposta prima che altri prendessero la parola. Questo lo frustrava e lo rendeva indisposto nei confronti dello studio, facendolo sentire inadeguato al resto del contesto classe, e nella costante paura di essere preso in giro.
Era chiaro, quindi, che il bambino avesse bisogno di acquisire consapevolezza nelle proprie capacità e possibilità, e di potenziare le sue capacità organizzative e di pianificazione, di verbalizzare le tappe del suo pensiero per arricchire il vocabolario, e ampliare così le possibilità di condivisione con gli altri dei propri pensieri.
Uno dei mattoni fondamentali del Metodo, è quello di insegnare ai ragazzi a rispettare i propri tempi, superando gli eventuali blocchi e lo stress da risposta, che molto spesso sono, nei casi legati alla Sindrome, fattori scatenanti dei tic. Questo significa lavorare sulla mediazione del senso di competenza, proponendo difficoltà e problemi in un crescendo di complessità, che lo facciano sentire in grado di svolgere un compito da solo e correttamente, attraverso un percorso costruttivo e fruttuoso basato sul rapporto di reciprocità e intenzionalità tra il mediatore e il bambino. Fornire gli strumenti per affrontare la sfida a migliorarsi, significa equipaggiare i ragazzi della capacità metacognitiva di riflessione sul proprio modo di pensare, al fine di trovare, insieme, strategie che lo portino al superamento di blocchi e paure, ma anche di generare quella curiosità sfidante così necessaria alla strutturazione del proprio pensiero attivo e critico sulla realtà.
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La mia "cassetta degli attrezzi"
Ho conosciuto F. tre anni fa. Inizialmente F. rifiutava di collaborare a causa della sua scarsa autostima (temeva di fallire) e perché non si concedeva di affidarsi. Durante il primo periodo di lavoro, mi sono focalizzata sulla costruzione di un'alleanza terapeutica, ossia sulla costruzione di una relazione sana su cui crescere sia a livello affettivo che cognitivo.
Il metodo Feuerstein è stato congeniale per raggiugere tali obiettivi. Con lo strumento "Identifica le emozioni" abbiamo esplorato il mondo emotivo e F. ha imparato a riconoscere, etichettare e collegare alle situazioni le svariate emozioni primarie. Lavorando sull’intelligenza emotiva e sulla nostra relazione, è stato più semplice avviarci ad un lavoro di altro tipo.
Abbiamo utilizzato "Orientamento spaziale" esercitandoci prima sul concreto e poi man mano sempre più su un livello astratto. In seguito con "dall'unità al gruppo" F. si è esercitata sul concetto di quantità e nel comporre insiemi. Infine F., sperimentandosi capace e aumentando il suo bagaglio conoscitivo, si è sentita sempre più sicura di "osare" e salire su un gradino maggiore. Il metodo mi ha dato la possibilità di avere una "cassetta degli attrezzi" che potesse fare da struttura al mio intervento ma lasciandomi libera di poterlo adattare alla situazione specifica tenendo conto del punto di partenza della bambina.
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Riflessioni sulla mia partecipazione al Metodo Feuer
Potrei scrivere un libro circa la mia esperienza sull’incontro col metodo Feuerstein. La nevrosi aveva annullato tutta la mia energia mentale e avevo perso completamente la fiducia nelle mie capacità di pensiero e di apprendimento. Durante la valutazione con la Dottoressa Ambra Tedeschi ho assistito ad un fenomeno straordinario: attraverso semplici test prendevo coscienza delle immense e insospettate capacità della mente come fossi un testimone e non già il protagonista. Non avevo bisogno di ricorrere alle conoscenze pregresse, alla cultura, alle conoscenze scientifiche, all’impegno. Il mio era un semplice assistere ad un fenomeno, una pura e semplice constatazione. La mente dimostrava autonomamente e spontaneamente di possedere tutti gli strumenti per affrontare i problemi nonostante la mia indole profondamente avversa a cimentarsi coi test proprio per la paura di riconoscermi impotente o poco intelligente. Lo faceva a prescindere dalla mia volontà.
Non avevo mai provato nulla di simile! Mi sorpresi a raccontare a me stesso a voce alta i ragionamenti che la mente, di sua esclusiva iniziativa, proponeva. Non c’era alcuna intenzione di comunicare con Ambra. Ambra c’era, sì, ma l’avvertivo ai margini. Non sentivo il bisogno che partecipasse o che mi fornisse una qualche rassicurazione. Non ho mai provato in tutta la mia vita qualcosa di analogo e questo mi ha ridato piena fiducia. Quel giorno ho capito il senso del messaggio lanciato dal Prof. Feuerstein. Naturalmente ho proseguito nei corsi con una mediatrice eccezionale!
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